Cos’è la speleologia

Stando al significato stretto della parola "speleologia" ( dal greco spélaion = grotta, caverna e lògos = discorso, scienza) si può affermare che sia la scienza che studia le cavità naturali, la loro genesi e la loro natura. Strettamente legata alla geologia, si occupa dello studio delle forme degli ambienti ipogei nonché degli esterni interessati dal fenomeno carsico. Definire la speleologia in poche parole è impresa ardua. Comunque può essere definita come un’attività tecnico atletica con una notevole componente culturale. Alcuni punti fondamentali della speleologia, sono:

Tecnica: riguarda specialmente la progressione in grotte verticali e anche orizzontali. Una corda viene opportunamente fissata alle pareti della grotta. Lungo la corda lo speleologo deve calarsi e risalire calzando un imbraco al quale vengono agganciati un discensore dei bloccanti che, opportunamente manovrati, consentono la discesa e la risalita.

Atletica: la speleologia è una delle pochissime attività sportive, probabilmente l’unica, che impegna armoniosamente tutti i muscoli.

Componente culturale: nata nella seconda metà del 1800 quando alcuni scienziati in particolare dal francese Edouard Alfred MARTEL. Lo scopo era quello di studiare i vari fenomeni che in grotta era possibile riscontrare. La spinta scientifica continua tuttora. Gli esperti calcolano che quello che conosciamo sulle grotte è solo la metà di quanto sarà possibile scoprire negli anni futuri. Con questo non si intende affermare che lo speleologo debba essere necessariamente uno scienziato, ma sicuramente uno studioso o appassionato del sapere, quali la fisica, chimica, geologia, ecc., che va in grotta per verificare le proprie conoscenze e per scoprirne delle altre.


pranzo al lago morto germaniajpg

ATTIVITA’ SPELEO-BRIGATA “ hi!!”

 

Cosa volete che vi dica…. siamo italiani la puntualità non è il nostro forte. Eravamo in ritardo, stanchi, sporchi e soprattutto affamati, dopo una camminata in Vall’Ellero…. dovevamo recarci al Pian delle Gorre per l’incontro tanto atteso e da tempo organizzato con un gruppo di speleologi, provenienti dalla Germania e Austria, nella nostra provincia per una breve vacanza. Dopo averli a lungo cercati, eccoci da loro… mi presento, o meglio… cerco in qualche modo di farmi capire con un misto di italiano, piemontese e…. libanese!!!!…… strette di mano a tutto andare, una dopo l’altra come negli incontri dei capi di stato…. ed uno di loro senza perder tempo si precipita di corsa sulla rampa di scale del rifugio e, armato di macchina fotografica, immortala quegli istanti, non con una o due foto… ne scatta almeno una decina… lampi di flash illuminavano a giorno. Qualcuno ( Renzo Camerini ), per memorizzare i loro nomi, ha moltiplicato le strette di mano, Giovanna ( moglie di Renzo ) è riuscita ad imparare i loro nomi, peccato però che non li associava mai alla persona giusta, mia moglie Franca, invece, continuava a ripetere ..okey ..okey dando ad intendere di aver capito, figuriamoci….. così abbiamo continuato per circa venti minuti, quando una di loro bassa, con gli occhiali e lentigginosa si fa avanti e ci comunica che sa qualche parola di italiano ….tutti allora tiriamo un sospiro di sollievo!!!! Si organizza così la gita per il giorno successivo: Bossea. Da (quasi) buon speleo subito chiedo loro se hanno tutto l’occorrente: imbrago, stivali, casco, carburo…. appena sentono quest’ultima parola… no comment!!… dalle auto tirano fuori tre enormi sacche, 80 metri di corda e un bidone pieno di carburo sufficiente ad un esercito …rimango sbaccalito, …. ma il peggio deve ancora venire… uno di loro mi fa cenno di avvicinarmi e tra le mani apre una cartina, formato lenzuolo (che sarà mai!!!), qualche istante e mi sussurra “questa”…..guardo…o mamma mia!!! si tratta poco di meno che dell’ abisso “Arrapanuj”…inizio a diventare pallido e sudare freddo…”sono cazzi amari”. Renzo, vecchio volpone, rideva come un bambino, l’avrei ucciso, per non dire ciò che avrei fatto a sua moglie che continuava a sghignazzare e dire: “bella arrapa nuj, bella ..eh Vincenzo, è solo a due ore di cammino….”….a quel punto, non sapendo cos’altro dire, mi viene in mente: “noo !!! noo!!! no posibile arrapanuj neve, tanta neve, no posibile, tanta acqua grotta piena di acqua - no posibile”.

Appuntamento ore 9.00 davanti all’ingresso di Bossea, giungo io per primo, ma subito quattro auto invadono il piccolo parcheggio: sono loro… e dopo i saluti di rito ci accingiamo alla vestizione…intanto giungono Ezechiele e Mirko …la nostra escursione inizia… Galleria dell’ Inferno, Sala del Tempio, Laboratorio Sotterraneo di Idrogeologia e Meteorologia, Cascata Ernestina, corridoio delle Anatre, laghi Pensili ed intanto il solito tedesco, da me soprannominato Mister Flash continua imperterrito a scattare foto (…chissà quanti rullini ha fatto fuori??!!??). Dopo aver ammirato la straordinaria bellezza delle concrezioni che si specchiano nelle gelide acque dei due laghi pensili proseguiamo attraversando il tobogan del ciclista, [ parete esposta del torrente Mora, riarmata in doppia, nel mese di maggio, da me, Renzo, Claudio e Mirko G. ], raggiungiamo la Galleria delle Meraviglie, dove ci soffermiamo ad ammirare la splendida creatura di sabbia realizzata da madre natura o da chi?? la curiosità è tanta, altrettante le domande, ma il problema è sempre lo stesso: cosa dicono?!?!.  

Poco dopo raggiungiamo il Lago Morto dove consumiamo il nostro pasto costituito di wurstel, formaggio, salame, focaccine e cioccolato fondente (insomma ce n’è per tutti i gusti!!!!) e, dopo esserci riposati sulla fredda sabbia della modesta spiaggetta, ormai invasa da sacchetti di plastica e da carta stagnola, raggiungiamo l’imbarcadero dove Ezechiele, noto gondoliere, ci “traghetta” fino al Ciondolo, bellissima stalattite che si specchia nelle acque del lago Loser. Dopo aver attraversato la Galleria di Rino ed esserci calati sulla Cascata di Ernestina, facciamo ritorno…., ma prima ci soffermiamo ancora al ramo di Babbo Natale….

Indossiamo abiti comodi e ci ritroviamo nel salone adiacente al bar della grotta, …la tavola era già stata apparecchiata con cura da Franca, Renzo e Giovanna. Eravamo pronti ad ingozzarci di torte, fragole e vino, quando Heinz, capogruppo, si alza e, con in mano un tovagliolo di carta, legge alcune parole in italiano, precedentemente da lui “assemblate”, con cui ringrazia per l’ospitalità e per la bellissima escursione e, chinandosi, tira fuori da sotto il tavolo tre lattine di birra da 5 litri ciascuna …bhè lascio a voi immaginare…una sola considerazione:ottima birra!!!!!!! e mentre la nostra amicizia continuava a consolidarsi Maya (la biologa, lentigginosa) supportata da un piccolo vocabolario tascabile mi chiede di organizzare altre gite, eh… come no??!! Contentissimo, con mia figlia che parlava l’inglese per me, ci si accorda….

Eccoci a lunedì (4 giugno) ore 9,00 : ritrovo a Cuneo in piazza Galimberti, ma che casino!!! tutto è bloccato per il giro d’Italia … partiamo con destinazione Valle Maira e più precisamente Elva, ove mia moglie Franca, “nativa del luogo”, farà loro da cicerone. Il vallone, quella piccola strada scavata dall’uomo a colpi di mazza, li lascia stupefatti ed anche la bellezza di quella natura non sfugge ai loro scatti fotografici. Giunti a borgata Serre (quella principale, ovvero il centro della vita del paese) visitiamo la chiesa, da poco ristrutturata, e ammiriamo gli affreschi del Maestro d’Elva, probabilmente Hans Clemer. La gita prosegue con una camminata al colle di Sampeyre e tra viole, rododendri, suoni e magnifici colori raggiungiamo Chiosso, una piccola borgata situata a 1700 metri, costituta da poche case, di cui alcune tuttora abitate. Qui ci fermiamo per una merenda costituita di pane, salame, formaggio e buon vino che ci viene offerto da un signore settantenne che vive tutto l’anno, sotto il sole o la neve, in quel luogo e trascorre le sue giornate praticando un antico e nobile mestiere: l’erborista… conoscitore delle più antiche tradizioni e usanze ci intrattiene per un po’ ...ma ormai è tardi e bisogna rincasare ...ci vediamo domani.

….pronti ad una nuova escursione, si parte, per visitare il Rio Martino ( grotta a me molto cara, in quanto mi ha fornito lo stimolo a frequentare il corso di speleologia ). Dopo un’ abbondante colazione, ci inoltriamo nella cavità, esplorando anche i rami laterali , la sala del Pisset e la piccola Cascatella per poi raggiungere la sala d’Alabastro, che deve il suo nome alle stupende formazioni calcaree a drappeggio, e finalmente giungere alla Gran Sala del Pissai, dove, da un’altezza di poco più di 45 metri, precipita un’imponente cascata. Qui ci soffermiamo a bere un the caldo ed ammirare quella bellissima creazione della natura, scrutando con occhi curiosi il buio, rischiarato soltanto dai nostri acetilene che, a causa dell’aria ,si spengono continuamente.

Ormai stanchi, bagnati e infreddoliti si torna indietro, cantando in tedesco “non so che cosa ?” …ed ad un certo punto Maya mi comunica il loro desiderio di ritornare in Piemonte, tra un anno, per visitare altre grotte, tra cui “Arrapanuj” …ma non c’è problema: in un anno molte cose possono cambiare!!!!!

Il giorno seguente invece è la volta della Tana del Forno (Orso) di Pamparato, al gruppo si unisce Mirko G. e, dopo essersi liberato dal lavoro, anche Gionfri , con lui Grazia, di Imperia, ottima interprete della lingua tedesca, …..il carburo, che riempie l’aria con il suo profumo, è pronto ad essere riutilizzato per un’altra gita… che però inizia con un piccolo problema: la chiave, che il buon Biso mi aveva dato qualche giorno prima, non apre la botola d’ingresso della grotta, ma è normale dato che la chiave è quella sbagliata!!!!… improvvisamente un lampo di genio: rovisto tra i massi e la terra lì attorno…. ed ecco una chiave: quella giusta, per fortuna. Uno dopo l’altro, pozzo dopo pozzo, scendiamo …. il silenzio domina, interrotto soltanto dal rumore dei nostri attrezzi e dagli scatti della macchina fotografica.

Questa è l’ultima grotta, l’ultimo giorno insieme si sta per concludere…. Resteranno tanti ricordi e molte foto !!!.

   

Riuniti nel momento della Zuavallata…

 

…Quando si mangia senza apparecchiare tavola hi..!!



Cima della Fascia q. 2495 metri, intorno al rifugio si osservano i calcari dolomitici e le dolomie del Trias, di colore grigio chiaro, che costituiscono il livello carsificabile più antico. Più sopra si osservano dapprima i calcari più scuri del Dogger ( Giusere medio), poi i calcari bianchi del Malm (Giusere superiore) e infine, verso Cima della Fascia, le pareti giallo-rossastre del Cretaceo, che si possono notare anche sul fianco opposto del vallone.


 Il massiccio del Marguareis detto “ l’indiano dormiente “ (di 2561 metri), è in gran parte costituito da rocce carbonatiche, ovvero calcari, calcari dolomitici,, dolomie, scisti calcarei. È  dunque possibile immaginare come la pur minima azione erosiva dell’acqua possa modellare in modo grandioso le rocce.

Il fenomeno carsico è diffuso in quasi tutta l’area del Parco dell’ Alta Valle Pesio e Tanaro, ma è apprezzabile nei suoi fenomeni di superficie solo in alcune zone, una di queste è la Conca delle Carsene. La forma a conca, con le vaste superfici di rocce nude, arrotondate e profondamente incise deriva dall’azione  dei ghiacciai  preistorici e dall’azione erosiva dell’acqua.




LA BALMA DEL DIAVOLO

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In Valle Maira, nel comune di Stroppo Borgata San Martino, troviamo una grotta piuttosto piccola formata da una sola sala ricca di concrezioni a stalagmite di grandi dimensioni, denominata “ la grotta del diavolo”.  Deve il suo nome ad una leggenda ... ...

Per visita guidata  Guida Naturalistica / Speleologo Enzo Resta 3385811520


(1) Concrezione stalagmitica con buco. (2) Pisoliti [perle di grotta]. (3)Concrezione a vela detta anche fetta di prosciutto


Speleologia .... che passione


VISITA ALLA GROTTA  " TANA DELLA DRONERA "

5 marzo 2020: (1) Ingresso cavità. (2) interno della grotta. (3)  Rhinolophus ferrumequinum [Ferro di cavallo]. (4) Dolicophoda. (5) (6) (7) Meandri. (8) gruppo di Dolicophode. (9) Meandro finale.

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