Nel laboratorio sotterraneo di Bossea, viene monitorata e analizzata la dinamica dell'acquifero carsico di cui la grotta sorgente è il recapito idrico.
Nel laboratorio sotterraneo di Bossea, viene monitorata e analizzata la dinamica dell'acquifero carsico di cui la grotta sorgente è il recapito idrico.
STAZIONE SCIENTIFICA DI BOSSEA
La stazione Scientifica di Bossea, ente di studio, di seminari di tutela e di valorizzazione culturale dell'ambiente carsico è stata creata nel 1969.
A partire da tale anno furono installati nella grotta omonima i laboratori idrogeologico e biologico, e per lo studio dei fenomeni naturali più significativi dell’ambito ipogeo: circolazione idrica nelle rocce carbonatiche, organizzazione ed evoluzione degli acquiferi, speleogenesi, litogenesi, microclima, bilancio energetico, popolamento biologico. L’attività scientifica viene realizzata in tali laboratori da un’equipe di ricercatori volontari appartenenti al Club Alpino Italiano, in collaborazione con il Politecnico di Torino (Dipartimento Georisorse e Territorio e Dipartimento di Elettronica), con l’Università di Torino (Dipartimento di Biologia Animale), con il Museo Regionale di Scienze Naturali e con l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (A.R.P.A.) del Piemonte. L’attività di documentazione culturale e di tutela ambientale è realizzata nell’informazione e nella formazione scientifica di docenti operatori naturalistici e studenti, tramite corsi di aggiornamento, convegni e congressi, escursioni naturalistiche, pubblicazioni scientifiche e divulgative. Le attività culturali vengono svolte in collaborazione con il Comitato Scientifico Centrale ed il Comitato Scientifico Ligure-Piemonte-Valdostano del Club Alpino Italiano,con la Provincia di Cuneo, la Comunità Montana delle Valli Monregalesi, il Comune di Franosa Soprana, l’Associazione Culturale E Kyè di Fontane e la Società Sciovie Fontane, ente gestione della Grotta di Bossea. Ai fini di una più agevole comprensione dell’attività di ricerca della Stazione Scientifica anche da parte dei lettori non specificamente informati sulla materia, verrà una sintetica descrizione preliminare dell’ambiente oggetto di studio e dei suoi aspetti scientifici più salienti.
L’AMBIENTE CARSICO
L’ambiente carsico è caratterizzato da formazioni di rocce carbonatiche (calcari e dolomie) o talora solfatiche (gessi e anidridi), interessati da estesi reticoli di fratture in cui si infiltrano le acque superficiali, esercitandovi la loro azione solvente. In queste rocce si instaurano pertanto delle circolazioni idriche sotterranee con formazione di condotti che convogliano le acque in profondità, fino alle risorgenze ubicate prevalentemente nei fondivalle al contatto con le rocce impermeabili sottostanti. La corrosione chimica e l’erosione meccanica delle acqua allargano progressivamente i condotti formando le grotte ed i sistemi carsici, che consentono all’uomo la penetrazione e la diretta conoscenza degli acquiferi. La superficie esterna, in genere di aspetto alpino o prealpino, presenta tipiche morfologie correlate all’infiltrazione delle acque, costituite da altopiani assorbenti e vasti bacini chiusi (conche e valli carsiche delimitate inferiormente da soglie rialzate) raccordati ai fondi valle da bastionate rocciose o da erti pendii. Nei carsi di quota più elevata, privi di idrografia superficiale, si presentano vaste distese di rocce nude e fessurate, incise da solchi, meandri e vaschette, alternate a suoli coperti da cotica erbosa. E’ praticamente assente la vegetazione arbustiva. Le acque di precipitazione o di fusione nivale si infiltrano nel sottosuolo quasi immediatamente, tramite il fitto reticolo di fratture e tramite molteplici apparati assorbenti costituiti da doline, inghiottitoi, pozzi a neve, ecc. i carsi di bassa e media quota sono generalmente ricoperti da humus e detriti con copertura vegetale erbosa, arborea od arbustiva; rare sono le superfici di rocce nude. È presente una notevole idrografia superficiale: oltre ai torrenti di fondo valle sono infatti ubicati in queste aree numerosi solchi idrici minori, con modeste portate spesso assorbite del tutto o in parte da inghiottitoi o frattura beanti situati negli alvei. L’infiltrazione è qui prevalentemente concentrata in un numero limitato di punti idrovori costituiti da doline, inghiottitoi e perdite alveari.
L’INTERESSE SCIENTIFICO
La carsogenesi
L’ambiente carsico ipogeo costituisce una sorta di grande laboratorio naturale, sede di molteplici fenomeni chimico-fisici e biologici e di importatnti testimonianze degli eventi passati, particolarmente atto alla realizzazione di osservazioni naturalistiche e di indagini scientifiche. I processi genetici ed evolutivi delle grotte e dei sistemi carsici, le caratteristiche idrodinamiche ed idrochimiche degli acquiferi ipogei, gli aspetti chimico-fisici ambientali rivestono, come i fenomeni litogenetici, un marcato interesse scientifico. Si presentano pertanto ampie possibilità di studio e di ricerca sperimentale ai fini di una conoscenza più approfondita ed esauriente della complessitàe della variabilità del fenomeno carsico.
L’atmosfera e il microclima
Nell’ambiente sotterraneo presenta grande interesse lo studio dei costituenti atmosferici e delle caratteristiche climatiche, degli scambi termici interno esterno, del bilancio energetico dei sistemi carsici e degli equilibri chimico-fisici acqua-atmosfera che influenzano i processi di dissoluzione o di concrezionamento del carbonato di calcio.
Il popolamento biologico
È noto da tempo l’importanza dell’ambiente sotterraneo nel settore delle scienze biologiche, legata in particolare alle entità faunistiche che popolano i sistemi ipogei. Il peculiare microclima delle grotte (temperatura costante, umidità elevatissima, moderata ventilazione, scarsa evapotraspirazione, ecc.) ha fornito nel lontano passato possibilità di sopravvivenza a molte specie animali in occasione di drastiche variazioni climatiche esterne. Le cavità sotterranee offrono pertanto un ambiente idoneo alla vita e alla riproduzione di entità faunistiche che hanno seguito peculiari direzioni evolutive, ormai perfettamente ad esso adattate e spesso impossibile a vivere nell’ambiente esterno. Le grotte sono perciò popolate da una microfauna assai differenziata ( tricladi, oligocheti, crostacei, aracnidi, miriapodi, insetti, gasteropodi, anfibi, chirotteri) che costituisce da oltre 150 anni un affascinante oggetto di studio per naturalisti e biologi, consentendo non raramente, anche oggi, la scoperta di entità nuove per la scienza.
I reperti paleontologici
Le grotte presentano
infine grande interesse per gli studi paleontologici e paleoetnologici, grazie
ai reperti ossei di animali preistorici (Ursus spelaeus ed altri) od umani ed
ai manufatti prodotti dalle diverse culture antropiche che dal Paleolitico
inferiore fino all’epoca storica hanno usato le cavità sotterranee come dimora,
rifugio temporaneo, luogo di culto o di sepoltura, ecc., lasciandovi non raramente preziose
testimonianze iconografiche che costituiscono a volte espressioni artistiche di
valore assai rilevante. A questo proposito sono particolarmente note in Europa,
fra diverse altre, le grotte di Lascaux, di Altamura e la Grotta Chauvet-Pont
d’Arc (Ardèche) di assai recente scoperta, grandiose pittoriche della
preistoria. I reperti rinvenuti nelle grotte e nelle caverne parietali hanno
contribuito in misura essenziale alla conoscenza delle culture preistoriche.
Come dimostrato dalle recenti esperienze è tuttora possibile che si verifichino
in questo settore nuove e talora importantissime scoperte.
L’AMBIENTE CARSICO E L’UOMO
Insediamenti ed attività antropiche
Nelle aree di bassa e media quota gli insediamenti e le attività antropiche sono condizionati in misura variabile dall'ambiente carsico. Nelle zone di assorbimento dei massicci molto carsificati sono in genere asenti o limitati, per scarsezza o totale mancanza d'acqua, gli insediamenti abitativi stabili che si situano nei fondovalle, in prossimità delle emergenze idriche. Non mancano tuttavia stalle, fienili ed altri edifici adibiti ad uso temporaneo. Per la stessa ragione le attività sul territorio carsico sono solitamente limitate alla pastorizia ed alla fienagione e talora al taglio dei boschi, mentre colture agricole compatibili con l’altitudine possono essere presenti nelle zone di risorgenza. Qui ha spesso luogo una notevole utilizzazione delle acque emergenti per usi soprattutto potabili, ma a volte anche irrigui, idroelettrici o manifatturieri. Diverse grotte possono inoltre essere utilizzate, come vedremo qui appresso, a scopo turisticoo a fini documentativi e didattici.
L’utilizzazione delle acque ipogee
L’utilizzazione
antropica primaria dell’ambiente in oggetto è costituita dalla captazione delle
risorgenze carsiche per il rifornimento idrico dei centri abitati. Infatti gli
acquiferi ubicati nelle rocce carbonatiche costituiscono spesso importanti
serbatoi naturali, in cui si accumulano grandi riserve idriche che vengono
gradualmente cedute alle risorgive, garantendo portate minime rilevanti anche
nei periodi meno piovosi. L’ambiente carsico riveste pertanto un ruolo assai
importante nell’accumulo, nella conservazioni e nella dispensazione di un bene
naturale essenziale per l’uomo: ciò comporta
la necessità di una conoscenza approfondita degli acquiferi ipogei ai
fini dell’uso ottimale e della tutela igienico sanitaria delle acque carsiche,
non raramente soggette agli inquinamenti antropici.
L’utilizzazione turistica
Numerose grotte in Italia e in tutto il mondo sono state attrezzate per la visita del pubblico, richiamando un grande afflusso di visitatori. Il turismo sotterraneo, pertanto, coinvolge ogni anno in Italia, come in altri paesi europei alcuni milioni di visitatori attratti dalla diversità, dalla bellezza e dal fascino dell’ambiente ipogeo e dal desiderio, oggi diffuso, di conoscere in maniera diretta i più interessanti aspetti naturalistici del mondo in cui viviamo.
Le potenzialità documentative e didattiche
L’ambiente carsico, in specie quello ipogeo, per le peculiari caratteristiche suesposte, può rivestire un importante ruolo ducumentativo e didattico a fini di formazione e di aggiornamento culturale su importanti temi naturalistici e scientifici. L’informazione naturalistica e l’educazione ambientale vengono realizzate tramite visite didattiche, corsi residenziali, seminari di studio e convegni organizzati da enti operanti nel campo della ricerca e della documentazione carsologica, ed indirizzati ad una nutrita utenza di insegnanti, studenti, naturalistici, ecologi e cultori delle scienze ambientali in genere.
L’AMBIENTE CARSICO NELLE ALPI LIGURI
In rapporto alle caratteristiche litologiche e geotettoniche dei rilievi e alla situazione climatologica attuale e pregressa, il fenomeno carsico ha assunto nelle Alpi Liguri dimensioni ed estensione spesso imponenti. In tale area, annoverata fra le zone carsiche di importanza primaria in Europa, sono presenti grandiosi sistemi ipogei che convogliano alle risorgenze volumi idrici molto rilevanti. Fra questi si annovera le cavità sotterranee del Massiccio Marguareis-Mongioie (sistemi di Piaggia Bella, del Pis del Pesio, delle Vene-Fuse, ecc.) fra le più importanti in Italia per profondità ed estensione; della Val Corsaglia (sistemi della Mottera, Bossea, del Bacardi-Artesinera); della Valle Roburentello (sistema della Tana del Forno) e della Valle Maudagna (sistemi del Mondolè e del Caudano). La stazione Scientifica di Bossea si trova pertanto ad operare nel cuore di un’area carsica di eccezionale interesse e di grandissimo valore naturalistico che offre grandi possibilità di nuove scoperte, di ricerca scientifica e di utilizzazione culturale, e in cui si pongono, nel contempo, diversi problemi di tutela dell’ambiente ipogeo e delle acque sotterranee.
IL SISTEMA CARSICO DI BOSSEA
La grotta di Bossea si apre nella Val Corsaglia, ad 836 metri di quota e costituisce il settore terminale di un grande sistema carsico che si sviluppa nello spartiacque Maudagna-Corsaglia, fra la Cona di Prato Nevoso ed il torrente Corsaglia. Il bacino di alimentazione di tale sistema, esteso latitudinalmente dal Pian dei Gorghi al Monte Malanotte, ha una superficie di almeno 6 kmq. In base alle attuali conoscenze la grotta ha uno sviluppo spaziale di quasi 3 km ed una profondità di c.a. 200 metri. È percorsa da un torrente perenne. La galleria d’ingresso introduce alla zona inferiore della cavità lunga complessivamente c.a. 1 km e in forte dislivello ascendente (130 metri). Una successione di imponenti saloni porta al Lago di Ernestina e alla grande cascata, ove termina la parte turistica della grotta. Oltre la cascata inizia la zona superiore della cavità, costituita dal canyon del torrente e dalle sovrastanti gallerie fossili. Il canyon è lungo 400 metri. Molto alto e stretto, ha sviluppo orizzontale; la sua parte terminale è occupata dal Lago Loser, di 120 metri di lunghezza. Le acque del torrente scaturiscono da un complesso sifone, esplorato dagli speleosub per 150 metri del suo sviluppo e fino a 55 metri di profondità, ma tuttora insuperato. I rami fossili costituiscono un vasto reticolo di condotti idrici ormai inattivi, a sviluppo orizzontale o inclinato, organizzati in diversi sistemi denominati rispettivamente Gallerie del Paradiso, del Labirinto, delle Meraviglie, ecc. Tali condotti si estendono complessivamente per quasi 1 km. Le indagini scientifiche esperite suggeriscono la probabilità che oltre la zona sommersa, assai più estesa della parte finora esplorata dai subacquei, si trovino ancora vaste cavità aerate. Le prospettive di raggiungimento di queste zone del sistema carsico appaiono tuttavia molto ridotte. Il torrente sotterraneo, costituente il collettore terminale dell’acquifero, può raggiungere nei periodi di piena una portata di 1500 litri/secondo. In occasione di storiche alluvioni, come quella dell’ottobre 96’ , la portata ha tuttavia raggiunto valori prossimi ai 6000 litri/secondo. Il volume complessivo delle acque che transitano nel collettore si aggira mediamente sui 5 milioni di mc annui, con valori massimi superiori ai 6 milioni. Nell’ambito delle grandi grotte turistiche italiane, Bossea risulta la prima cavità sotterranea attrezzata per la visita al pubblico (anno 1874).
IL LABORATORIO SOTTERRANEO
Da alcuni anni è stata avvertita l’esigenza di un monitoraggio continuativo o periodico delle condizioni ambientali nelle cavità sotterranee ad alta frequentazione antropica (grotte turistiche), ove più frequenti ed importanti sono le interazioni uomo-ambiente, con potenziale rischio di alterazioni degli equilibri chimico-fisici e biologici degli ecosistemi. Questo ha comportato l’installazione di strumentazione scientifica automatizzata per il rilevamento di parametri ambientali locali (idrogeologici, atmosferici, climatologici) nelle principali grotte turistiche.
In alcune cavità
sotterranee sono stati creati, in Italia ed all’estero , veri e propri
laboratori di ricerca, per lo studio approfondito dei diversi aspetti
dell’ambiente ipogeo. Fra queste installazioni riveste un importante ruolo il
laboratorio della Grotta di Bossea, in cui vengono effettuati il monitoraggio
idrogeologico e meteorologico del sistema carsico e lo studio di diversi fenomeni
chimico-fisici e biologici dell’ambiente sotterraneo.
La struttura è articolata in diverse sezioni situate in differenti zone della cavità. Nella parte inferiore della grotta sono situati il laboratorio chimico-fisico principale ed il laboratorio biologico, nella parte superiore il laboratorio idrogeologico e meteorologico avanzato.
Il laboratorio principale
Il laboratorio inferiore, ultimato nel 1995, è oggi la sede principale delle ricerche. Questa installazione scientifica, funzionale e versatile, è in gran parte attrezzata con apparecchi automatici afferenti i dati ad elaboratori. Consente rilevamenti continuativi o periodici di molti parametri idrochimici effettuati contemporaneamente su acque diverse: al laboratorio giungono infatti tramite condotte apposite, acque captate in diverse zone della cavità e qui monitorate in continuità o immagazzinate per analisi differite tramite campionatori automatici. Vi affluiscono inoltre i dati trasmessi da una rete di stazioni meteorologiche periferiche, tramite un sistema di telerilevamento computerizzato, ai fini del monitoraggio atmosferico e climatologico della cavità.
Il laboratorio biologico
Il laboratorio biologico è stato recentemente ristrutturato e riorganizzato. È attrezzato con terrari, acquari ed altre strutture atte a consentire l’allevamento, l’osservazione e lo studio degli animali di grotta nella loro biosede naturale. Vi hanno luogo ricerche sui processi vitali ed i comportamenti adattativi degli organismi di grotta.
Il laboratorio idrogeologico avanzato
Il laboratorio
chimico-fisico avanzato è situato nel Canyon del torrente. È equipaggiato con
apparecchiature automatizzati per il rilevamento di parametri chimico-fisici
delle acque e dell’atmosfera nelle zone più periferiche e meno accessibili
della cavità. La strumentazione automatica è installata su di una piattaforma
sovrastante il torrente. Più a monte è ubicata la stazione idrometrica per la
misurazione continuativa della portata del collettore; più a valle la stazione
termometrica di taratura.
LE RICERCHE IN ATTO
L’attività di ricerca segue principalmente gli indirizzi idrogeologico, meteorologico e biologico.
La ricerca idrogeologica
Nel settore idrogeologico sono in particolare oggetto di studio la circolazione delle acque sotterranee ed i processi carsogenetici correlati, ai fini di una conoscenza approfondita della geografia degli acquiferi ipogei, delle loro caratteristiche geomorfologiche, idrodinamiche, e dei fenomeni genetici ed evolutivi delle cavità sotterranee. In tale contesto viene studiato in modo assai dettagliato l’acquifero carsico di Bossea, ben rappresentativo di una vasta tipologia di acquiferi ipogei di media quota, ai fini di elaborare un modello di sistema carsico molto preciso e nel contempo adeguatamente flessibile per essere applicato allo studio di sistemi carsici analoghi. L’analisi degli acquiferi si rivolge in particolare alle variazioni dei regimi delle acque, all’identificazione del bacino di alimentazione,alle modalità di assorbimento, di drenaggio e di risorgenza allo studio dei processi chimico-fisici più significativi ed alla correlazione dei vari parametri con le precipitazioni ed i fenomeni meteorologici esterni. Sono oggetto di studio sia i dreni principali che i dreni minori dei sistemi carsici. I primi sono costituiti da medi e grandi condotti e dai collettori che veicolano agli apparati di risorgenza la totalità della portata degli acquiferi. Sono alimentati continuativamente da perdite alveari dei torrenti esterni o dai molteplici piccoli flussi degli stillicidi e delle percolazioni e, temporaneamente, dalla infiltrazione delle acque prodotte da rilevanti eventi meteorologici esterni o da fusioni nivali. L’infiltrazione in oggetto si verifica tramite importanti punti idrovori superficiali (inghiottitoi e doline) con cui i collettori si trovano spesso in connessione. Tali afflussi sono responsabili dei grandi episodi di piena, con ingenti aumenti delle portate, che si verificano nei sistemi carsici. I dreni minori sono costituiti dall’estesissima rete dei piccoli condotti e dei microcondotti impostati sui reticoli delle diaclasi e sulle discontinuità della roccia, che is imbibiscono delle acque di precipitazione o di fusione nivale; tali dreni veicolano ai collettori e alle risorgive una parte rilevante del flusso idrico complessivo. La velocità di transito delle acque è qui nettamente inferiore rispetto ai dreni principali e questi microcondotti, tramite una cessione graduale e prolungata delle riserve immagazzinate,mantengono l’alimentazione dell’acquifero nelle stagioni secche. I volumi idrici qui accumulati costituiscono pertanto una preziosa risorsa per il rifornimento continuativo degli acquedotti urbani captati le risorgive carsiche. Una miglior comprensione dell’importanza rivestita dagli apparati di drenaggio di un reticolo carsico, e dal monitoraggio continuativo dello stesso ai fini della valutazione e della tutela delle risorse idriche, è permessa dalla conoscenza delle dimensioni di tali sistemi e dei volumi idrici immagazzinati od in transito. I grandi acquiferi carsici costituiti dai dreni principali, dai dreni secondari e dal reticolo delle fratture, di cui le grotte note e raggiungibili dell’uomo sono solo una minima frazione, hanno in realtà una estensione topografica enorme, con grandissimo sviluppo in ogni direzione della rete dei condotti; in un massiccio calcareo ben carsificato si calcola infatti che u chilometro cubico di roccia possa giungere a contenere alcune decine di chilometri lineari di condotti e microcondotti. È pertanto facilmente intuibile l’entità dei volumi idrici emergenti, che, a titolo di esempio, possono superare alla risorgenza del sistema carsico di Bossea i sei milioni di metri cubici annui.
La ricerca meteorologica
Nel settore meteorologico l’attività di ricerca è finalizzata allo studio dell’atmosfera e delle caratteristiche climatiche delle cavità sotterranee. L’atmosfera delle grotte presenta peculiari situazioni di concentrazione di alcuni suoi componenti quali il Biossido di carbonio, il vapore acqueo ed il Radon, che rivestono notevolmente importanza negli ecosistemi ipogei.
L'Itinerario Carsologico dell'Artesinera
La Grotta di Bossea si sviluppa nell'area carsica dell'Artesinera-Mondolè. Ai fini di una conoscenza ottimale di questa interessantissima regione includente altri grandi sistemi ipogei, la Stazione Scientifica, con la collaborazione dell'Associazione Culturale E KYE' di Fontane, ha progettato un itinerario di alto valore naturalistico, non privo di altri apprezzabili spunti culturali, che attraversa l'intera zona con direzione SW-NE dal Rifugio della Balma (q. 1883 m slm) alla Grotta di Bossea (q. 836 m slm). Il percorso principale, lungo intorno ai 10 km, discende un dislivello di quasi 1100 metri, con graduale passaggio, attraverso una successione di aspetti intermedi, da una morfologia carsica di quota medio-alta, legata all'infiltrazione delle acque superficiali ad una morfologia di bassa quota ove sono soprattutto evidenti i fenomeni di risorgenza delle acque sotterranee.
Questa graduale transizione è parimenti rilevabile nella situazione vegetazionale, fortemente influenzata dalle caratteristiche litologiche ed idrogeologiche dei territorio. L'ambiente attraversato è spesso esteticamente pregevole. L'itinerario segue, nella parte alta, lo spartiacque fra i bacini del Corsaglia e del Maudagna, percorrendo successivamente la Cresta dell'Artesinera (q. 1922 m slm) e il Pian dei Gorghi (q. 1750 m slm). Discende poi il vallone del Rio Roccia Bianca, appartenente al bacino del Corsaglia, fino alle perdite alveari sottostanti i Tetti del Formaggio (q. 1350 m c.a.). Risale quindi alla Colla La Penna (q. 1534 m slm) donde inizia la discesa del versante sinistro della Val Corsaglia fino alla Grotta di Bossea.
Il percorso non presenta particolari difficoltà ed è agevolmente effettuabile nel corso di una giornata. Le due estremità sono raggiungibili tramite automezzi. L'itinerario presenta una forte valenza documentativa e didattica per la ricchezza e la varietà delle morfologie carsiche e degli ambienti naturali attraversati e riveste pertanto grande interesse per naturalisti, ecologi, escursionisti, speleologi, insegnanti e studenti.
Per le sue caratteristiche è pienamente adeguato anche alla realizzazione di gite in comitiva. Non essendo possibile in questa sede una descrizione dettagliata dell'itinerario, ne verranno citati, nel proseguo, solo i punti più salienti. Nella parte più elevata dei percorso meritano attenzione diversi aspetti dell'ambiente carsico: la Balma ghiacciata del Mondolé, estesa cavità sotterranea ubicata sul versante settentrionale dei monte omonimo (q. 2071 m slm) che accoglie nella sua sala centrale un piccolo ghiacciaio perenne; le grandi doline della Balma; le altissime falesie e i profondi canaloni della Cima Artesinera, ove l'erosione superficiale ha creato morfologie pittoresche; gli ingressi degli imponenti abissi del sistema carsico di Stalle Buorch (Abissi Bacardi, Artesinera ecc.) che si sviluppa nel cuore del predetto massiccio: l'altopiano carsico del Pian dei Gorghi, punteggiato da doline assorbenti e sospeso su due ripidissimi versanti vallivi: i fenomeni di assorbimento del Rio Roccia Bianca e dei Rio Bertino che alimentano tramite infiltrazioni profonde l'acquifero sotterraneo di Bossea: la grandiosa depressione carsica di Prato Nevoso, con il suo inghiottitoio attivo ed i rilevanti fenomeni di diffluenza ipogea delle acque verso due differenti bacini vallivi.
Sul versante Corsaglia si presentano altri aspetti di grande interesse naturalistico e ambientale: le pittoresche borgate abbandonate con antichi edifici di notevole pregio; le tipiche case d'alpeggio "a tetto racchiuso"; le grotte del Gheib d'Enzin e del Gheib della Raina, residui e testimonianze di un paleosistema carsico di Bossea precedente l'attuale e smantellato da tempo dall'erosione superficiale; le belle morfologie rocciose, modellate dall'erosione esterna, che contornano l'ultimo tratto del percorso; gli apparati di risorgenza dell'acquifero di Bossea e di un sistema idrogeologico collaterale; infine la Grotta di Bossea con i suoi laboratori di ricerca, un fantastico libro aperto sui pittoreschi aspetti dei mondo sotterraneo e sui processi di genesi ed evoluzione delle cavità ipogee.
Qui si completerà in modo ottimale questo stimolante viaggio nell'ambiente carsico. L'itinerario segue quasi ovunque sentieri e tracciati già esistenti. Sono previsti a medio termine, tramite la collaborazione con la Comunità Montana delle Valli Monregalesi, l'installazione di una adeguata segnaletica, la collocazione di pannelli descrittivi dei fenomeni naturali più significativi e la realizzazione di una guida dettagliata del percorso. Una prima descrizione dell' itinerario sarà fra breve reperibile presso la Stazione Scientifica di Bossea, la biglietteria della grotta ed il rifugio albergo della Balma.
PROTEO
Proteus Anguinus , classe Anfibi, ordine Urodeli, famiglia Proteidi.
Somiglia a una piccola anguilla ed è lungo fino a 30 cm, ma è dotato di zampe
ed è bianco rosato, fatta eccezione per le branchie rosse che spuntano ai lati della testa.
Cieco, privo di pigmento, il proteo vive nelle acque fredde e ossigenate dei
torrenti sotterranei nel Carso fra Friuli, Croazia e Slovenia. Si nutre di
invertebrati acquatici. Si può osservare agevolmente nelle pozze formate dai
fiumi che scorrono in alcune grotte attrezzate per la visita dei turisti. La
femmina di solito partorisce uno o due
piccoli per volta, lunghi alla nascita circa 10 cm.
CAI CUNEO
RELAZIONE CONSUNTIVA
Il Convegno Nazionale L’Ambiente Carsico e l’Uomo, svoltosi nel Laboratorio Didattico del Comitato Scientifico Centrale del CAI, presso le Grotte di Bossea, si è concluso nel pomeriggio di lunedì 8 settembre, con un bilancio positivo.
La nutrita adesione di relatori di livello scientifico elevato, in gran parte docenti universitari, si è concretizzata nella presentazione di 41 lavori interessanti i diversi ambiti del rapporto dell’uomo con l’ambiente carsico riscontrabili ai nostri giorni o presenti in passato. Fra i relatori erano presenti notissimi studiosi dell’ambiente carsico, appartenenti alle università di Roma, dell’Aquila, di Urbino, di Bologna, di Genova, di Pavia, di Trieste, al Politecnico di Torino, ai Musei di Scienze Naturali di Torino e di Brescia, all’ARPA del Piemonte e della Valle d’Aosta, a dipartimenti di prevenzione USSL, a laboratori carsologici ipogei, alla Società Speleologica Italiana, ecc. A ciò si è aggiunta una partecipazione assai elevata di iscritti, con oltre 100 uditori in ogni giornata dei lavori in aula e una forte presenza alle escursioni naturalistico-scientifiche realizzate nelle belle aree carbonatiche dello spartiacque Corsaglia-Maudagma (Cima Artesinera) e dell’Alta Val Maira (Colle del Preit e Sorgenti del Maira).
Il convegno è stato realizzato sotto l’egida del Comitato Scientifico Centrale e del Comitato Scientifico Ligure-Piemontese-Valdostano del CAI, dell’Associazione Le Alpi del Sole, dell’Associazione Culturale E KYE’ di Fontane (Frabosa Soprana) e della Stazione Scientifica di Bossea (CAI di Cuneo), che ne ha tenuto la segreteria organizzativa e scientifica. Ha inoltre ricevuto il patrocinio, il sostegno finanziario o la collaborazione scientifica di diversi enti, fra cui la Regione Piemonte, la Provincia di Cuneo, l’ARPA del Piemonte, il Politecnico di Torino, la Banca Regionale Europea, la Comunità Montana Valli Monregalesi ed il Comune di Frabosa Soprana, nonché del Comitato di Presidenza, della Commissione Centrale Speleologia e della Commissione Centrale TAM del Club Alpino Italiano.
Il Comitato di Presidenza del CAI ha inserito la manifestazione negli eventi celebrativi del 2003 “Anno Internazionale delle Acque Dolci”, conferendo così a questo incontro scientifico grande rilievo istituzionale.
Hanno presenziato all’inaugurazione ufficiale del convegno, svoltosi nella mattinata di sabato 6 settembre, i rappresentanti della Provincia di Cuneo assessore Piergiorgio Giacchino (che ha portato il saluto dell’Amministrazione, anche a nome del Presidente) ed assessore Marco Botto, il prof. Baravalle presidente della Comunità Montana delle Valli Monregalesi, il vicesindaco di Frabosa Soprana sig.ra Vinai Bonicco e l’assessore del Comune di Mondovì Gianfranco Roà nonché diversi rappresentanti degli organi direttivi nazionali del Club Alpino Italiano. Fra questi il vicepresidente generale Prof. Annibale Salsa che ha portato il saluto ufficiale del sodalizio, i consiglieri centrali Franco Bo ed Ottavio Gorret, il vicepresidente del Comitato Scientifico Centrale prof. Antonio Guerreschi, con il dr. Ugo Scortegagna, ed il consigliere centrale Luigi Brusadin, referente del Comitato Scientifico Centrale, delegato dal presidente generale a seguire lo svolgimento dei lavori. Erano inoltre presenti il presidente dell’Associazione delle Sezioni CAI del Cuneese “Le Alpi del Sole” Dr. Mauro Manfredi, i past president del CAI di Cuneo Dr. Elio
Allario ed Arch. Daniele Cavedal, il vicepresidente dell’Associazione Culturale E KYE’ Aldo Peirano.
Fra le tematiche trattate, ampiamente
esposte in precedenti scritti già pubblicati in questa sede, hanno riscosso
grande interesse quelle attinenti le antiche coltivazioni e l’attività
pastorizia nelle aree carsiche, gli insediamenti umani e le tipologie
abitative, l’estrazione di litotipi pregiati (diverse varietà di marmi) e di
importanti minerali (galena, ematite, magnetite, barite, ecc.) presenti nelle
formazioni carbonatiche o nelle formazioni cristalline limitrofe,
l’utilizzazione dei siti carsici (e primariamente le grotte) a fini
turistico-culturali e didattici, il monitoraggio e la tutela delle cavità
sotterranee, lo studio dell’ambiente carsico ipogeo ed epigeo, e soprattutto
l’utilizzazione delle acque carsiche a fini idropotabili, idroelettrici,
irrigui od artigianali e le conseguenti esigenze di studio, monitoraggio e
salvaguardia di questa risorsa fondamentale per l’uomo.
Questo tema è stato particolarmente trattato nei lavori effettuati, con l’esame approfondito ed il confronto analitico delle differenti tipologie degli acquiferi carsici sotto i profili idrodinamico, idrochimico e dell’utilizzazione della risorsa.
Sono state così evidenziate, con l’importante sussidio dei riscontri sul territorio, le essenziali differenze intercorrenti fra i diversi sistemi acquiferi carsici. I sistemi a drenaggio veloce, realizzato tramite pochi grandi condotti che non consentono la costituzione di riserve idriche e la loro successiva graduale erogazione (reti a dreno dominante), sono soggetti a fortissime variazioni di portata e dei parametri idrochimici e quindi inadatti alla captazione. Appartengono a questa tipologia, per esempio, il sistema delle Vene-Fuse (Viozene) o molti sistemi carsici del massiccio del Marguareis. I sistemi a drenaggio più lento, tramite reti di condotti, invasi e fratture di dimensioni diverse, variamente interconnessi, che trattengono importanti riserve idriche regolatrici erogate gradualmente alle risorgive (reti a dreni interdipendenti) sono soggetti a minori variazioni della portata e dei parametri idrochimici e in grado di garantire in ogni stagione un deflusso idrico già consistente. Sono più adatti alla captazione anche per uso idropotabile. Rientra pienamente in questa tipologia l’acquifero carsico di Bossea. I sistemi a drenaggio lento o lentissimo, attraverso estesissimi reticoli di minuscoli condotti o di ristrette fessure poco carsificate (reti a circolazione dispersiva) trattengono cospicue riserve regolatrici, con variazioni di portata alle risorgenze molto contenute nel tempo e notevole costanza dei parametri idrochimici. Sono assai atti alla captazione per uso idropotabile e per ogni altro impiego. E’ ben rappresentativo di questa tipologia l’acquifero carsico delle Sorgenti del Maira.
Nell’ambiente carsico cuneese sono stati in particolare oggetto di studio e di visita le due aree carsiche citate precedentemente: Valli Monregalesi ed Alta Val Maira.
Nell’ambito delle valli Corsaglia e Maudagna si è concentrata l’attenzione sullo spartiacque che si estende dal Rifugio della Balma alla Cima Artesinera (q. m 1922 s.l.m.), sul Pian dei Gorghi, sull’alto corso del Rio di Roccia Bianca con le perdite alveari che ne recapitano le acque al sistema carsico di Bossea, sulla miniera di galena argentifera delle Isole di Fontane, sulla Grotta di Bossea e sulla cava di marmo del Vallone del Serro (Frabosa Soprana) ove si è estratto in passato, oltre al pregiato verzino, il quasi mitico marmo nero che rivestiva le pareti della Cappella della Sindone (nel duomo di Torino) prima del ben noto incendio.
Tali siti sono stati oggetto di studio da parte di vari relatori di area piemontese quali il prof. Vanni Badino del Politecnico di Torino (Risorse Minerario e Ambiente Carsico), il prof. Lorenzo Mamino della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino (Edilizia arcaica, povera, essenziale), il prof. Bartolomeo Vigna del Politecnico di Torino (Grotte turistiche a rischio idrogeologico), il dr. Angelo Morisi e il dr. Mario Aragno del Dipartimento di Cuneo dell’ARPA Piemonte (Variazioni della carica batterica nelle acque della Grotta di Bossea), il dr. Silvio Cagliero del Dipartimento di Cuneo dell’ARPA Piemonte (Il monitoraggio del biossido di carbonio nella Grotta di Bossea), il dr. Giovanni Agnesod dell’ARPA Valle d’Aosta (Concentrazione atmosferica del Radon nella Grotta di Bossea), il dr. Federico Regis del Dipartimento di Cuneo dell’ARPA del Piemonte (La risorsa agro-pastorale, evoluzione storica ed esigenze di tutela ambientale), la prof. Livia Ruffino dell’Associazione Culturale E KYE’ di Fontane (Insediamenti ed attività antropiche nell’alto bacino del Corsaglia), il presidente dell’Associazione Culturale E KYE’ Claudio Camaglio (Dalla lingua all’impresa).
Alle ricerche in oggetto ed alla stesura dei lavori hanno collaborato diversi operatori della Stazione Scientifica di Bossea quali Rosarita Gili, Enrico Lana, Vincenzo Resta, Ezechiele Villavecchia e l’estensore di queste note. Un importante sostegno tecnico ed organizzativo è stato fornito da una nutrita équipe del Gruppo Speleologico Alpi Marittime nell’adeguamento di alcune strutture di base del laboratorio sotterraneo ed in particolare nella realizzazione della visita dei congressisti alla miniera delle Isole di Fontane. Ciò ha anche richiesto un lungo lavoro preparatorio di pompaggio dell’acqua, per renderne accessibili le gallerie, e di allestimento delle passerelle per l’attraversamento del torrente Corsaglia.
Nell’alta Val Maira sono state oggetto di studio e di visita nel corso del convegno, in particolare ad opera del geologo Enrico Collo, le interessantissime formazioni carbonatiche ed evaporitiche estese fra il Colle di Valcavera ed il Colle del Preit, con le loro grandi capacità di accumulo e graduale restituzione delle acque di precipitazione. Ciò si verifica tramite importanti sorgenti captate o captabili sia ad uso idropotabile, sia ad uso agricolo ed imprenditoriale (rifornimento di alpeggi e di agriturismi), sia ad uso idroelettrico (utilizzazione delle acque intubate in una successione di piccole centrali disposte a cascata nel ripido Vallone del Preit, fino alla destinazione finale nella vasca di carico della centrale ENEL di Ponte Marmora).
E’ stata altresì oggetto di visita e di approfondita descrizione, sotto la guida del prof. Bartolomeo Vigna, la grandiosa risorgenza denominata “Sorgenti del Maira” sovrastante il lago di Saretto e alimentata da un estesissimo bacino carsico d’alta quota. Le sue acque sono oggi utilizzate in minima misura per uso idropotabile ed in gran parte per la produzione idroelettrica. L’acquifero carsico delle Sorgenti del Maira, per la sua ingente portata media annua (intorno ai 1200 litri/ secondo), per le modiche variazioni del regime, per la notevole costanza dei parametri idrochimici, per l’assenza di inquinamenti e per la localizzazione altitudinale delle sue sorgenti (fra i 1500 ed 1650 metri di quota) costituisce oggi una riserva strategica di acque potabili di ingente importanza per l’intero Piemonte.
A conclusione di queste note è possibile affermare che il convegno nazionale di Bossea, ha consentito un’importante puntualizzazione dei rapporti oggi esistenti, in molte regioni d’Italia, fra l’uomo e l’ambiente carsico, sul piano dell’utilizzazione delle risorse, degli insediamenti abitativi stabili o temporanei, del monitoraggio e della tutela dei siti sotterranei ed epigei, dello studio e della conoscenza dei sistemi carsici e dei sempre più preziosi acquiferi ipogei.
Ha inoltre attivato, in particolare nel territorio cuneese, un complesso di nuovi studi e ricerche e di rinnovate analisi delle acquisizioni già ottenute, forieri di una conoscenza più approfondita delle zone carsiche interessate e di una conseguente loro migliore tutela e valorizzazione.
... ndr Guido Peano
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